La vitamina D in tempi di Covid-19

Mercoledì 3 February 2021

“La vitamina D rafforza le difese immunitarie”. Chissà quante volte abbiamo sentito questa frase, soprattutto in questo periodo. In effetti, tutti conosciamo la vitamina D per la sua importanza nello sviluppo delle nostre ossa, ma cosa c’entra con il sistema immunitario? Si tratta di una fake news o nasconde una verità? Facciamo chiarezza.

La vitamina D: conosciamola meglio

La vitamina D è una vitamina detta “liposolubile”: grazie alla sua struttura chimica, infatti, riesce a disciogliersi nei grassi. La vitamina D svolge una attività ormonale, necessaria per l’assorbimento del calcio e del fosforo a livello intestinale, per la fissazione del calcio a livello delle ossa. Favorisce il benessere scheletrico, la funzionalità di tutto il nostro sistema immunitario, regolarizzando la differenziazione e la proliferazione delle cellule della nostra pelle. Alcuni studi sottolineano anche il ruolo della vitamina D nella gestione del tono dell’umore, nella prevenzione cardiovascolare e di alcune forme tumorali e del diabete.

Dove si trova e quanta assumerne?

Non è facile stabilire il fabbisogno giornaliero di vitamina D, ma la comunità medica ritiene sufficiente un apporto giornaliero che permetta di avere nel sangue più di 30 nanogrammi per ml di vitamina D.

Si possono raggiungere questi livelli assumendo una buona dose quotidiana di…raggi solari! Sì, avete capito bene: circa l’80% della vitamina D presente nel nostro organismo viene prodotta per esposizione della pelle al sole! Per cui basterà stare al sole ogni giorno per almeno mezz’ora, meglio se un’ora.

Questo perché nella nostra pelle è presente una molecola simile al colesterolo che rappresenta il punto di partenza per la formazione della vitamina D: esponendo la pelle ai raggi solari, questa molecola iniziale subisce una trasformazione intermedia, che fegato e reni modificano in quella biologicamente attiva della vitamina D, pronta per svolgere tutte le sue azioni.

Ed il restante 20%? Questa piccola percentuale può essere integrata attraverso l’alimentazione: anche la vitamina D presente negli alimenti, una volta assorbita a livello intestinale, raggiunge fegato e reni, all’interno dei quali viene attivata.

Ma non finisce qui! La vitamina D attiva viene poi immessa nel circolo sanguigno, dove viene trasportata da una speciale proteina plasmatica che la protegge dall’ossidazione e la rende disponibile per le ossa e per tutte le cellule. La vitamina D inutilizzata si va poi ad accumulare e depositare proprio all’interno della massa grassa (o “tessuto adiposo”).

A livello polmonare, in particolare, la presenza di un virus o batterio attiva i macrofagi, che inviano stimoli per promuovere l’attivazione della vitamina D con lo scopo di eliminare il microrganismo invasore. E’ per questo che in questi tempi è fondamentale avere delle buone scorte di vitamina D.

Nella prossima “puntata” vediamo quali sono i rischi di una carenza di vitamina D e gli alimenti che ne contengono di più: latticini grassi, burro, uova e pesce (specialmente le varianti grasse).

Anette


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